La storia più vecchia del mondo: un bel faccino e tutti a fargli le fusa come gattini arrapati. Sono uno dei tre al mondo ad ammettere che l’estetica sia videogioco quanto il gameplay eppure la puzza la sento comunque, cos’ha il mio cuore che non va?
The Plucky Squire è un gioco mediocre, inutilmente verboso e del tutto fuori ritmo. Cambiate pure canale se non era quello che volevate sentirvi dire. Ci mette le idee, questo sì, ma senza mai riuscire a farne brillare una, senza mai riuscire ad essere davvero divertente. I minigiochi, il mondo 3d, i puzzle con le parole, tutto fantastico sulla carta e una tortura col pad tra le mani.
Ma per chi è pensato The Plucky Squire? Perché sì, se c’avete un bambino tra le mani potreste anche costringerlo a ciucciarsi questa storiella insipida e pucciettosa, potrebbe persino piacergli, ma non sono convinto sia pensato per lui, la seconda parte del gioco è costruita per le mani del giocatore adulto che si commuove facilmente e vede cuore e magia ovunque, non per i suoi figli. E certo non è un’esperienza narrativa: il gameplay non manca, è solo brutto.
The Plucky Squire, otto ore buttate dopo, è un esercizio di stile con un sacco di voglia di fare e poche capacità per realizzarle. È un prodotto impacciato, moscio e senza nulla di interessante da dire. Però è taaaanto carino.
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Cuordipietra