Modern Warfare 3 (campagna)
Una mia vecchia maestra delle elementari amava ripetere che è meglio non fare niente che farlo male. Questa maestra l’ho appena inventata e, per averlo fatto, mi sono già sbattuto più di quanto non abbiano fatto con questa campagna.
Modern Warfare 3 porta avanti la storia di coso e degli amici di coso che se la vedono contro coso quell’altro. Niente che possa interessare davvero qualcuno, qualcuno che meriti il mio rispetto almeno. In pieno stile Call of Duty, quindi, buoni e cattivi si dicono cose incomprensibili per giustificare il nostro bisogno di sparare a tutto quello che si muove. Ringraziando il Signore, infatti, questa volta non saremo costretti a farmare coltelli per dimostrare di essere bravi bravi nello stealth. In questo gioco si spara, quasi sempre, ed è già una grande vittoria per quanto strano sia crederlo.
La grande “novità” di questo episodio è la presenza di missioni aperte che lasciano più libertà di approccio al giocatore. In pratica un modo per riciclare Warzone con i bot al posto degli umani. Oscenamente pigre, ma divertenti, il problema è che sono sempre pensate con checkpoint troppo punitivi che costringono a ripetere lunghe sessioni di gioco, sempre le stesse. Un tentativo di allungare la durata della campagna, forse, ma che proprio non sono riuscito a digerire.
La verità è che mi sono divertito parecchio con questo Modern Warfare 3. Fa le cose che sa fare meglio, si vedono tante ambientazioni, ci hanno infilato un paio di bei momenti e non ha mai provato ad annoiarmi con salti carpiati all’indietro per vendere idee miracolose e varietà a tutti i costi. Poche ore, certo, ma anche meno fuffa, io non ho mai chiesto molto di più.
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